Ci sono soddisfazioni che non hanno prezzo. Per questo dedico parte del mio tempo al volontariato nelle scuole.


Dite a un bambino di mangiare la verdura perché gli fa bene, e non la mangerà mai. Dite a un bambino di mangiare la verdura perché è buona, fategli provare, ben cucinata, quella di un contadino che non utilizzi pesticidi e fertilizzanti, e non potrà più farne a meno.

Nelle scuole porto avanti da tempo un’attività in cui credo davvero. Insegno ai bambini la ribellione nei confronti dei cibi finti, senza sapore, insegno ai bambini ad amare quelli buoni, quelli veri.

Durante la mia attività nelle scuole insegno ai bambini un diverso approccio nei confronti del cibo. Può apparire paradossale, ma il punto fondamentale per me è invitarli alla ribellione.

Non si tratta di sobillare i piccoli, alimentando una vena polemica sterile, ma semplicemente spingerli a pretendere il meglio, a essere critici, a scegliere il sapore e non le convenzioni. Cibi buoni, cibi genuini, cucinati davvero, in maniera semplice sono meglio di qualsiasi cibo industriale, se si impara a riconoscere il sapore.

Ribellatevi e pretendete cibo buono

Lezioni, laboratori, andare insieme a far spesa, cucinare: sono tutte attività che con soddisfazione introduco nelle scuole. Percorsi di avvicinamento a un’alimentazione consapevole, che diventi poi stile di vita. La curiosità innata che hanno i più piccoli facilita di molto l’interazione e il compito di chi li guida. Così, insieme, andiamo a scoprire come vengono coltivati alcuni alimenti, come cucinarli in modo sano e saporito, come sceglierli in un negozio.

Attraverso la storia del cibo riscopriamo il piacere di leggere i classici: dalla Divina Commedia all’Odissea, dall’Iliade all’Eneide. Il sapore diventa un veicolo importante per parlare di alimentazione e di molto altro.


Un piccolo aneddoto?

Mi è capitato (più di una volta) di essere contattato da maestre, perché le madri di alcuni bambini a cui avevo tenuto lezione segnalavano di aver acquistato cavolfiori su suggerimento dei figli, ma che questi ultimi avevano commentato osservando che non fossero quelli “giusti”, perché quelli che avevo portato in classe erano di un contadino, mentre la mamma li aveva acquistati al supermercato.

Questo è un risultato importante: non tutte le verdure sono uguali, le tecniche di coltivazione fanno la differenza.
E i più piccoli hanno un palato sensibile e molto intelligente, va semplicemente allenato a cogliere queste differenze. Se ci riescono e si ribellano all’assenza di gusto, significa che ho fatto un buon lavoro.

Mi sono accorto che convincendo i bambini, con i quali spesso ho a che fare nel mio studio di Medico Nutrizionista, è più facile modificare in senso virtuoso le abitudini alimentari delle famiglie, che spesso dichiarano di mangiare sano ma nei fatti, per pigrizia o mancanza di tempo, fanno il contrario.

Famiglie che mangiano meglio sono famiglie che stanno meglio, fisicamente e non solo.

A scuola insegno come scegliere buoni prima che sani, perché non è affatto vero che per seguire un’alimentazione corretta si debba rinunciare al sapore, anzi. Una cultura alimentare diversa, per un benessere che va ben oltre le mura della classe.

Diverse famiglie hanno colto questa opportunità e mi hanno chiamato per delle sessioni ristrette di questa attività educativa tra le mura di casa, che ho svolto tra gioco, spiegazioni, racconti e cucina insieme ai bambini radunati per l’occasione. Si tratta della attività di consulenza di cui vado più fiero.