Gli sputi in faccia-libro ricevuti sui mezzi di socialità virtuale da Benedetta Rossi, la cuoca popolare seguita in Italia da un adulto su dieci, non mi stupiscono, perché questi strumenti si basano sull’odio, bersaglio finale dell’invidia.
Molti hanno difeso la casalinga d’Italia come ultima figura politica capace di incarnare la lotta di classe e il diritto dei meno agiati a una cucina economica. Ingenuamente.
Se analizziamo le sue ricette, pratiche e molto ben eseguite, troveremo pochissime proteine, praticamente nessun pesce pescato e un’assenza assordante di verdure. Abbonderanno invece i carboidrati, gli lieviti, i formaggi industriali, i fritti e una pletora di prodotti della grande distribuzione: è falso che questi siano più economici!
Gli ingredienti più abbordabili, e oltretutto sani, sono le verdure contadine del mercato. Poi, il pesce azzurro di cattura, come lo sgombro, ha un prezzo di molto inferiore al formaggio spalmabile della cheesecake. La vita non è un’eterna domenica e non si può vivere di torte salate, dolci e frittini, meglio dare consigli per il cibo quotidiano, che non può essere così greve.
Benedetta ha gettato la spugna, o l’ha raccolta dai marchi commerciali che la sostengono, e ammannisce alla schiera dei vinti cibi grassi, croccanti, scivolosi, di sapore neutro, proprio quelli a cui i pochi, ricchi, magri, in salute e devoti a verdure e pesce di cattura, vorrebbero relegare i molti, poveri, sovrappeso, nutriti di grassi e carboidrati e lontani dalle gioie del sapore.
C’è una terza strada, quella della consapevolezza: verdure del mercato a basso costo, legumi, spezie, tagli poveri di carne contadina e pesce azzurro. Ma è meno immediata, costa conflitto, non garantisce sponsorizzazioni ed è considerata, dal popolo del pollice, assai meno attraente.
Da La Stampa del