Se vi impegnerete in due pratiche di fantasia sottrattiva, tra Albisola e Laigueglia potrete godere di uno dei tratti di costa più belli d’Italia, puntinata di borghi medievali, palazzi cinquecenteschi, terrazze di ulivi e colorate cupole emisferiche alternate al giallo dei limoni.
Il primo esercizio sarà cancellare tutti i manufatti che si sono frapposti tra la battigia e le facciate degli edifici storici: stabilimenti balneari, passeggiate, rotonde, chioschi, parcheggi, stazioni di servizio, giardinetti e palazzi in cemento, eredità degli anni del boom.
Quando di fronte alle variopinte facciate, negate ai più dai falansteri, voi riuscirete a scorgere la risacca e il volo dei gabbiani, sarete pronti per addentrarvi nella penombra dei vicoli, tra archi, piazzette e angiporti, accompagnati dall’olezzo del fritto di calamari, che miscela il dolciastro con l’idrocarburo. Uno sforzo di concentrazione e anche l’effluvio nauseabondo svanirà nel nulla per lasciar spazio al profumo di rosmarino, di bietole bollite e di reti da pesca.
Ma se per cancellare il cemento non c’è legge che tenga, la creatività legislativa potrebbe trasformare le migliaia di porzioni di calamari d’importazione congelati e fritti in oli senz’anima in altrettante porzioni di pesci freschi di giornata cotte in olio extravergine.
Se poi i calamari evitassero farina, anelli e frittura, per essere saltati velocemente in padella, con aglio e erba persa, non solo il paesaggio ma anche la gastronomia ritornerebbe ai vertici del Mediterraneo, ma questo va davvero oltre ogni immaginazione..
Da La Stampa del