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CIBO IN ODPEDALE: LA RIVOLUZIONE POSSIBILE

Delle due l’una. O non è vero che il cibo ha un’influenza fondamentale sulla salute umana, e allora noi medici smettiamola di scassare i cabasisi su frutta e verdura di stagione, cereali integrali, legumi e pesce di cattura. O è in atto un enorme complotto per trattenere i pazienti il più a lungo possibile, curandoli di notte e facendoli ammalare col cibo di giorno. Perché in ospedale il cibo è pietoso; l’ho messo ulteriormente a fuoco di recente frequentando le corsie dalla parte dei pazienti.

I pasti dei ricoverati sono un momento di enorme tristezza che aggiunge pena al dolore. Praticamente nessuna verdura fresca, sovrabbondanza di carboidrati da patate surgelate, pane e pasta da farine raffinate con indici glicemici fuori controllo, assenza di prodotti contadini locali e soprattutto sapore totalmente inesistente.

Come sempre esistono delle eccezioni virtuose. Perfino ospedali pubblici che utilizzano solo prodotti contadini freschi, biologici e cucinati in giornata. E cuochi della ristorazione ospedaliera che fanno i miracoli con gli ingredienti che hanno a disposizione, contribuendo alla riabilitazione fisica e psicologica del paziente. Conosco personalmente entrambe queste situazioni. Ma purtroppo si tratta di rarità.
Nella maggior parte degli ospedali italiani il cibo è indegno dei sani, vergognoso per i malati. I pazienti, i parenti dei degenti, i genitori dei bambini ricoverati si lamentano da anni inutilmente.

Ma i medici in corsia potrebbero ribellarsi prescrivendo in cartella “verdure del mercato contadino”, “uova biologiche”, “pesce azzurro fresco” come fanno senza remore con farmaci che costano migliaia di euro a fiala. Sono a disposizione per fare la mia parte, perché questa rivoluzione è possibile e va iniziata subito.

Da La Stampa del