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DIALOGO DI UNA VENDITRICE DI PESCI E UN PASSEGGERE

“Kalimera Kyria Eleni, cos’hanno pescato oggi?”
“Il mare era grosso, con tanto vento, poca roba”.
“Oggi però è bellissimo, soffia appena un filo di vento che fa suonare le sartie e si vedono le isole più lontane. Chissà che pescata faranno!”
“Sempre meno. Il mare non è più generoso come una volta e il carburante per la barca sempre più caro. È difficile arrivare alla fine del mese, per fortuna arrotondiamo un po’ con questa taverna”.
“È l’unico posto dove vengo sull’isola. Adoro cenare sulla banchina guardando le barche lì a due metri. E poi lei e sua mamma siete adorabili”.
“Venga che le faccio scegliere il pesce da mettere sulla brace”.
“Qualcosa di non troppo grande, che sono solo”.
“Ecco, vede, dentici e Sanpietro sono di ieri. Di stanotte abbiamo quelle triglie, l’oratina e quel misto di scorfanetti, pesci pappagallo e salpe. Le faccio l’orata?”
“Ma, scusi, cos’è quel pesce scuro, con quella bocca grande?”
“Sa che non lo so? Devo chiedere a mio marito, non l’ho mai visto”.
“Ha dei bei denti, voglio provare quello”.
“Magari non è neppure buono, si prenda l’orata”.
“Voglio assaggiarlo, con quei denti aguzzi di certo è un predatore e la carne sarà buona”. “Ma fa impressione, la dentatura sembra quella di un teschio di capra, di quelli che si trovano in giro per la montagna”.
“Me lo faccia provare, velenoso non può essere”.
“Ecco a lei, cotto poco, come le piace, e con un po’ di salsa di limoni del nostro orto, frullati con sale e olio; gliel’ho messa a parte, stia tranquillo”.
“Oddio, la testa fa impressione, sembra un capretto davvero! Ma che bontà, una delle carni più buone che abbia mai mangiato”.
“Mia figlia ha cercato su internet: è un pesce tordo”.
“Da oggi il tordo è il mio pesce preferito! Senza curiosità non si può essere felici”.

Da La Stampa del