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GLI CHEF COPIANO I ROBOT, NON É UN FILM

Le modelle create dall’intelligenza artificiale spopolano su Instagram. L’algoritmo genera volti provocanti, seni enormi, pelli lisce, occhi penetranti. E piovono non solo i “like”, a milioni, ma anche migliaia di dichiarazioni alla ragazza virtuale, che pietisce donazioni, sotto forma di immateriali caffè da 5 dollari l’uno.
Scandalizzati commenti dei perbenisti benpensanti. Gli stessi non sanno che sta avvenendo il medesimo fenomeno nel cibo.

Ricette e foto dei piatti sono costruiti dall’AI che impara, come per il sesso, dai gusti della maggioranza: piatti enormi, grondanti grasso e creme, basati su consistenze diverse, sviluppati in verticale e resi accattivanti da lucidi e brillanti accostamenti di colore. Il grande assente, oltre al desiderio, è il palato.

In un mondo regredito all’oralità è ora andata in disuso pure l’articolazione della mandibola, utilizzata un tempo sia per parlare, che per baciare, che per masticare. Come preconizzato dal finale del film di animazione WALL-E, è rimasta la suzione: la cannuccia da cui sorbire un nutrimento liquido, che scorre in gola mentre, di fronte allo schermo, si praticano l’onanismo sessuale o gastronomico, ipnotizzati dai raggi blu.

Assisteremo all’asimoviana rivolta delle macchine contro gli esseri umani? Nel frattempo le distopie di Black Mirror sono già state sopravanzate dalle follie del presente. Infatti le ragazze in carne ed ossa si ispirano per lo stile alle starlette create dal computer, cercano di strappar loro seguaci enfatizzando i dettagli che il verosimile fumetto mette maggioratamente in mostra. E gli chef rincorrono i cuochi digitali aggiungendo nelle preparazioni ingredienti a caso e confondendo il buono complesso con il grasso goloso e il croccante rumoroso.
La fine, del sapore, è vicina.

Da La Stampa del