Tu, rosso simbolo d’agosto, di colore gioiosamente inondi l’insalata bella che languida ammicca nel crocieristico buffet. Questi i versi improbabili, ma non impossibili, con cui la pretenziosa gastronomia da vacanza di gruppo identificherebbe il melograno come bacca dietetica ed estiva.
Peccato che l’albero a cui Carducci dedicò i suoi versi maturi i propri frutti solo d’autunno. In campagna i pomi granati venivano tenuti al buio e si conservavano per tutto l’inverno, decori natalizi o piccole gocce di sanguigna acidità nella morbida stagione fatta di neve e di bianchi dolci delle feste.
Il succo centrifugato è energetico e scongiura, forse, le malattie da raffreddamento. I chicchi pestati e passati al setaccio, uniti a miele e poco aceto di vino invecchiato, diventano un fresco condimento. La polpa, privata dei semi e fatta restringere con un cucchiaio di fecola, accompagna soavemente un taglio di carne grassa o un pesce affumicato dei mari freddi. I chicchi sgranocchiati al naturale inoltre sono un ottimo passatempo mentre ci si dedica alla lettura di un libro, di fronte al camino acceso, con l’accortezza di non voltare le pagine con i polpastrelli inevitabilmente color rubino. Ma hanno il duplice svantaggio di essere spesso troppo aspri e di infilarsi proditoriamente tra i denti, rimanendovi conficcati con tenacia. Nell’insalata del benessere meglio, d’estate e d’inverno, la magica, morbida, mela.
Da La Stampa del