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Ispettori di montagna, il gusto…

Questo, si è già visto nelle domeniche di sole, sarà senza dubbio l’anno della montagna e soprattutto della cucina, di montagna, che avrà nei prossimi tre mesi un’occasione unica per generare attorno a sé un volano di turismo, agricoltura e cultura in grado di superare qualsiasi crisi.

Diramiamo quindi delle semplici regole per la riapertura dei locali sopra ai 700m di quota: ristoranti, osterie, rifugi, malghe, ristori e posti tappa. Nulla a che vedere con il virus, ma con il palato, con l’agricoltura di altitudine, con la tradizione contadina.

Vietate scatolette o prodotti confezionati, bandite buste sottovuoto di cibo precotto o surgelato, salvo le carni autoprodotte o lavorate dal macellaio tra l’inverno e la primavera, bandite tutte le materie prime da supermercato, tanto le polente precotte, la panna da cucina e il pepe macinato, quanto gli insaccati e i formaggi industriali.

Via libera invece a tutto il cibo locale, in deroga alle rigide regole igieniche dell’HACCP ma non al buon senso e alle sperimentate pratiche tradizionali.

Largo invece ai prodotti coltivati senza fertilizzanti artificiali né pesticidi.

Viva le conserve fatte in casa, ovazione per i formaggi a latte crudo senza fermenti aggiunti e urrah per i salumi senza nitriti e aromi in polvere.

Per la verdura fresca, obbligatoria, non ci sono scuse, perché d’estate, oltre a erbe spontanee e piante aromatiche, cipolle e insalata crescono fino a 2000m. La squadra di ispettori sarà reclutata tra milioni di viaggiatori e di avventori, Voi stessi: vigilate!

Da La Stampa del