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La sostenibile lentezza della carne

La carne è il nemico: della salute, dell’ambiente, del mondo.
L’Associazione Italiana Ricerca sul Cancro chiarisce che la potenziale pericolosità riguarda soprattutto gli insaccati, non tutti, perché dipende nello specifico dai metodi di conservazione e lavorazione e, in generale, dalla modalità di cottura e dalla frequenza e quantità di consumo. Ma, aggiungo, anche dalla tipologia di carne.

Come non tutti i pomodori sono uguali, così non tutti i bovini lo sono.

Un piccolo allevamento non intensivo, dove si produca foraggio senza l’utilizzo di irrigazione, fertilizzanti e pesticidi, produrrà capi più sani, più gustosi e più sostenibili.

Se i consumatori accetteranno che la carne è un bene pregiato, sotto ogni punto di vista, e smetteranno di pretenderla a basso costo, e spesso sprecarla, in qualsiasi menu, si ridurranno i consumi in termini di quantità mentre l’aumento della qualità e dell’artigianalità del prodotto, permetteranno di garantire all’allevatore un prezzo al chilogrammo corretto.

Rinunciare al mais a favore di fieno, legumi e altri cereali, che necessitano di minori risorse idriche, e un minor numero di capi allevati, renderà il sistema più sostenibile e se la materia organica prodotta dai bovini tornerà ai campi il ciclo sarà chiuso e completo.

É un mondo più lento, fuori moda, quello più sostenibile, il mondo dei piccoli contadini che allevano con lentezza, dei cuochi che con lentezza cuociono, e di chi con lentezza consuma, un mondo dove le differenze già si sentono al palato e si vedranno nel futuro del Pianeta.

Da La Stampa del