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L’anno che verrà

Da quando la pandemia è partita, ci sono grosse novità.

Si esce poco la sera e la consegna di cibo a domicilio, prima riservata alla sola pizza, è letteralmente esplosa, con forti dubbi sulla qualità di un piatto sballottato per mezza città, sullo sfruttamento del lavoro precario e sulla correttezza di corrispondere, in assenza di servizio, la medesima cifra che al ristorante.

E’ comunque dedicata più ai nuovi fast food alla moda che ai veri ristoranti di fascia media, che stanno scomparendo.

La popolare pizzeria è stata sostituita da analoghe formule, più o meno esotiche: un unico piatto in più versioni. Le pizzerie hanno incrementato la qualità della materia prima insieme ai prezzi, che hanno raggiunto quelli delle buone trattorie, che sono invece in via d’estinzione.

Mangiare cibo fresco, cucinato al momento, verdure in particolare, a prezzi accettabili, è ormai quasi impossibile, se non in alcuni rari luoghi di resistenza gastronomica. Le verdure fresche, biologiche e cucinate espresse, come la carne di minuscoli allevamenti, il pesce fresco di cattura e i vini cosiddetti naturali, saranno appannaggio, come già succede in diversi paesi stranieri, dei nuovi locali del lusso informale.

La maggior parte della popolazione mangerà, fuori casa, carboidrati raffinati, zuccheri, grassi, poca carne di scarsa qualità e pesce d’allevamento decongelato. I ricchi si nutriranno di verdure contadine e prodotti frutto della lentezza. Simbolo di successo non sarà più possedere un’auto sportiva ma un orto.

Io mi sto preparando, è questa la novità.

Da La Stampa del