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L’INGREDIENTE MAGICO DI OGNI PIATTO È LA SPESA

Con un paio di sci da noleggio tra le porte di un SuperG, Federica Brignone se la caverebbe molto meglio di me con gli sci da gara, ma non potrebbe certo ambire al podio o far sognare i propri sostenitori.

Allo stesso modo, un cuoco, per quanto talentuoso, non può esprimersi a livello di Coppa del Mondo con ingredienti dozzinali.

L’altra settimana ho avuto la dimostrazione empirica di un concetto che in teoria mi era chiaro da sempre.

Ho cucinato una semplice insalata di verza, cipolla e mele ma con prodotti di un piccolo contadino rispettoso della terra e del sapore: un tale successo che gli amici mi hanno richiesto il bis per la sera seguente.

La bottegaia del paese ha spergiurato sulla provenienza locale della seconda verza ma, ahimè, a casa, affettandola, ho scoperto un ortaggio da coltivazione intensiva. Senza variare alcuno degli altri ingredienti ho replicato la ricetta che, pur condita col medesimo con olio benedetto, aceto di vino vero, fior di sale dell’Adriatico e pepe di Sarawak, deludeva per l’assenza di aroma da un lato e la presenza di spiacevoli sentori amari da un altro.

Ho dovuto correggere il piatto aggiungendo una serie di elementi acidi, salati, grassi e dolci, col risultato di ottenere un piatto dal sapore più intenso ma privo di ricchezza aromatica, finezza e magia.


Uno dei motivi per cui, a casa della zia come al ristorante, la cucina risulta a volte greve, poco entusiasmante e parecchio condita, è la mancanza di grandi materie prime, con cui un dilettante può non sfigurare e un professionista può regalare emozioni.

Da La Stampa del