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L’INGREDIENTE SEGRETO È LA SODDISFAZIONE DELL’ALTRO

“Ma quale può essere la soddisfazione di una cuoca che, da sessant’anni, nel suo minuscolo ristorante, cucina e serve ogni giorno solo e sempre lo stesso piatto?”.
Questa la domanda del mio compagno di viaggio, di fronte a una ciotola fumante, in un angolo remoto dell’Indonesia. In quella via di periferia, dove la vita è tutta pubblica, affacciata sulla strada da cui i pedoni sbirciano nel soggiorno delle modeste abitazioni del pian terreno, un’anziana, minuta ma energica, offre, sul tavolo di legno attrezzato con una panca e quattro sedie scompagnate, un brodo di carne in cui cuoce, al momento, lunghe tagliatelle tirate a mano che arricchisce con interiora di capretto, fegatini e spezie.
Una ciotola e un cucchiaio di latta accolgono quegli scarti acquistati al mercato dietro l’angolo, dove i pezzi pregiati prendono la strada di famiglie che sono riuscite a sollevare la testa oltre la sussistenza. Si notano un’abilità elegante nel gesto con cui maneggia con sicurezza il grande coltello, una grazia rara nella maniera in cui le dita nodose allargano la pasta fresca prima di tuffarla nella caldaia bollente. Ogni mossa è condita da un sorriso, dalla lentezza, dalla la serietà di chi, malgrado la reiterazione dei gesti, con orgoglio, nel rispetto del proprio lavoro, non ha derogato a fare le cose per bene.

Mentre assaporiamo con gusto le nutrienti cucchiaiate ricche di sapore e di verità, riusciamo a capirci sul fatto che quello è l’unico piatto che abbia mai servito, per oltre mezzo secolo. Con l’aiuto della tecnologia, copio su un pezzo di carta un breve messaggio: “grazie, era molto buono e fatto con amore”. La signora sorride e ci abbraccia. Ecco, far felice l’altro è l’eterna soddisfazione di chi cucina.

Da La Stampa del