Mele e pere - Doctor chef - Federico Francesco Ferrero
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Mele e pere: carrelli pieni, cestini vuoti

Forse siamo diventati tutti troppo ricchi o troppo pigri o semplicemente siamo involuti al livello di non saperci più procacciare il cibo da soli.

Fatto sta che le mele e le pere mature che crescono sugli alberi di collina marciscono a terra, mentre quelle coltivate in maniera intensiva a spalliera in pianura, spesso con abbondanza di pesticidi, vengono raccolte completamente acerbe e affollano i supermercati prima e le case degli italiani dopo.

L’ho notato in campagna in questi giorni. I contadini piantavano alberi da frutto piuttosto rustici, appunto meli e peri, un po’ ovunque, per avere un po’ di frutta con cui integrare la dieta quotidiana spesso non abbondante.

E oggi questi alberi si trovano lungo i sentieri, ai lati delle strade, sui cigli dei parcheggi, addirittura nei viali dei paesi. Nella maggior parte dei casi, ho trovato i frutti a terra, abbandonati, non raccolti neppure da un paio di mocciosi per una merenda estemporanea.Certo, le varietà antiche sono piccine, a volte aspre, magari pure un po’ allappanti. Ma quando sono mature sono profumate, vive, sane e, soprattutto, conservano il sapore del frutto a cui si riferiscono e non il rimando all’aroma succedaneo a cui la grande distribuzione ci ha abituati.

Se qualcuno le comprasse forse i contadini le raccoglierebbero ancora e forse saremmo in un mondo migliore se i bambini si arrampicassero ancora sugli alberi a rubare un frutto, ma mi rendo conto che oggi sarebbe un atto gastronomico eccessivamente sovversivo.

Da La Stampa del