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NONNE REGINE D’ITALIA

La cultura popolare, che costituisce l’ossatura di straordinaria diversità che è la vera ricchezza italiana, si regge, in buona parte, sul sapere famigliare, fatto di abitudini, tradizioni, ricette.
Questo patrimonio, tramandato per generazioni di madre in figlia, di nonna in nipote, si esaurirà presto perché, per molti motivi, sono venuti meno sia il ruolo della donna come custode della casa e della cucina, sia il patto generazionale che assicurava il mantenimento della tradizione.

Le ultime depositarie di questa sapienza sono le nonne nate prima della fine della Seconda Guerra Mondiale e della rivoluzione industriale degli anni Cinquanta. Sono le uniche a ricordarsi la cucina dell’invenzione scaturita dalla restrizione, quella in cui la tecnica sopravanzava l’ingrediente, quella in cui l’ingegno veniva in soccorso alla scarsità della dispensa.

Il cibo che il mondo ci invidia, dalle radici plebee, solo oggi ha incontrato l’eccellenza della biodiversità italiana, un tempo riservata agli aristocratici civili e religiosi, ed è diventato regale. E ha infatti le proprie regine: le nonne, regine della cucina, le ultime ad avere un ruolo di indiscutibile autorevolezza in questa monarchia matriarcale di stampo antico, viventi enciclopedie di ricette, a rischio di estinzione, ancora per poco conservate nei loro ricordi e nelle loro mani.

In un’epoca di disgregazione culturale e identitaria, il cibo della memoria rappresenta un’occasione, per italiani vecchi, nuovi e aspiranti, di sentirsi partecipi e custodi di un patrimonio comune. Ma bisogna procedere con urgenza, in maniera sistematica, alla raccolta di un vero ricettario tradizionale italiano, prima che scompaia con le proprie regine, senza funerali di stato ma con grave perdita per il Paese.

Da La Stampa del