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Tappo a rendere per bottiglie più green

Delle oltre novecentomila bottiglie consumate ogni anno in Italia la stragrande maggioranza viene stappata a non più di un anno dall’imbottigliamento.
Malgrado questo continuano a essere sigillate con tappi in sughero, il cui scopo sarebbe quello di permettere l’evoluzione del vino, per ossigenazione, durante gli anni di riposo in cantina.
Ma la società del consumo di massa, del virtuale confuso col reale, dell’impazienza barattata con la soddisfazione, dell’assenza dell’inconscio e del desiderio, ha di fatto mandato in pensione l’invecchiamento del vino, che viene sia prodotto sia commercializzato per essere bevuto appena introdotto sul mercato.

Salvo casi sporadici le cantine private accolgono materiali sportivi e sono orfane di alcolici e quelle dei locali non conservano le annate ma preferiscono il trasferimento della bottiglia dal cartone del corriere al tavolo del cliente.
Ma che senso ha quindi chiuderla con un tappo in sughero, prodotto prezioso di un’agricoltura insostenibile per i volumi richiesti dall’enologia.?

Le querce da sughero, infatti, a partire da un’età della pianta di almeno vent’anni, vengono decorticate a mano e poi lasciate riposare almeno per i successivi dieci anni. Andrebbero promossi materiali sintetici alternativi, già presenti sul mercato, che non alterano il piacere dello stappo prima del sorso. Ma soprattutto bisognerebbe che in ogni casa, ristorante, bar o enoteca, i preziosi tappi in sughero venissero raccolti e destinati al riutilizzo come materiali isolanti o fonoassorbenti, riportando un po’ di equilibro nel bilancio energetico attivato per produrli.

Invece del vetro a rendere potrebbe essere confortante trovare in supermercati e enoteche l’invito: “tappo a rendere”.

Da La Stampa del