C’è un mondo lontano dai patemi della pandemia, dagli orrori della guerra, dalle preoccupazioni per un futuro che ai giovani pare offrire poche prospettive. C’è un mondo un po’ autarchico che ha deciso di fare un passo di lato, non indietro, e di vivere con altri ritmi, altri ideali, altra velocità.
È quello della natura, della raccolta di erbe, della coltivazione, del baratto, del tempo della luce solare e dei sapori profondi.
Sei anni dopo aver narrato la sua storia su queste colonne, sono tornato a trovare Viviana Sorrentino, raccoglitrice di erbe spontanee. Dopo la laurea in Scienze Naturali e un dottorato in Madagascar, dove ha studiato una particolare specie di lemuri, è tornata in Italia per essere una delle tante intellettuali disoccupate. Già in Africa aveva imparato dagli abitanti della foresta pluviale a raccogliere le erbe selvatiche, i fiori e le cortecce con cui preparare rimedi naturali adatti ad ogni malattia.
Oggi Viviana si è trasferita in una bella casa in punta a una collina a San Damiano d’Asti, coltiva un pezzo di terra, alleva galline libere dalle uova magiche, prepara rimedi e oli essenziali e soprattutto raccoglie.
Mi ha accompagnato tra boschi e prati per insegnarmi aglio orsino, luppolo, gigli, ortiche, senape, crucifere, valeriana selvatica, tarassaco e cicoria, erbe intense nel gusto e longeve dopo la raccolta.
Ho realizzato nuovamente che, seppur maltrattata, la natura è ancora prodiga di doni, quanto l’umanità che, malgrado la contingenza, sa ancora offrire incontri di speranza a chi possieda la curiosità di volerli ricercare e raccogliere.