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TACCOLE O PIATTONI, QUESTO E’ IL DILEMMA

Da una parte i piselli e dall’altra i fagioli. La difformità è intrinseca per genetica ma anche estrinseca per gusto, consistenza, dimensioni e aspetto. Entrambi legumi primaverili dall’aspetto semi-piatto, di cui è commestibile sia il seme che il baccello, detti infatti “mangiatutto”, le taccole, di un verde brillante commovente e d’impatto, appartengono alla famiglia dei piselli, mentre i piattoni, che si presentano più lunghi e larghi, di colore verde pallido o giallognolo, vanno annoverati tra i fagioli.

Le taccole, bagiane, taccoline, “piselli golosi”, più gustose e delicate, sono naturalmente più care e, come sempre, la confusione aiuta lo smercio o appaga l’ambizione, come la sostituzione del polpo col moscardino, dell’aragosta con l’astice e del caviale con le uova di lompo. Il paragone non è azzardato, perché a Parigi i golosi come Grimod de La Reniere, nel Settecento, snobbavano crostacei e tagli di carne pregiati, per brindare alla primavera dello spirito e della gola con grandi libagioni di piselli freschissimi e di taccole altrettanto raffinate, da ben distinguere dai piattoni, dal sapore più rustico.

Ma anche le taccole perdono fascino se staccate dal ramo da troppe poche ore. Come per carciofi, zucchini e asparagi, ogni ora lontano dalla linfa che li nutre si traduce in perdita d’idratazione e incremento di fibrosità, che li rende via via più tenaci al morso e necessari di mondature sempre più abbondanti e dispendiose. Per questo, il risparmio apparente del prodotto importato dal Nord Africa tradisce sia palato che portafoglio: taccole e buoi dei paesi tuoi!