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IL CUSTODE DEI POMODORI ANTICHI

Uno non vale uno e un pomodoro non vale l’altro.
Lo sa bene Jonathan Nossiter, regista di successo e attivista dell’agricoltura rispettosa della biodiversità e resistente all’omologazione del sapore, che, sulle sponde del lago di Bolsena, ha creato una fattoria-museo dove pianta un’enorme varietà di ortaggi, tra cui cento specie di pomodori ancestrali.
La cultura clonale dell’agricoltura industriale, che si basa su pochissime varietà, viene così messa, anche politicamente, in contrasto con quella della difesa dell’unicità delle specie vegetali, nella forma, nel colore e nel sapore.
I pomodori infatti vengono commercializzati trasformati in pelati o conserve monovarietali, a diversi stadi della maturazione, che, controcorrente rispetto ai ragionamenti della grande distribuzione, regalano quasi ad ogni barattolo gusti completamente diversi.

Tra i pomodori più interessanti, alcuni selezionati per la coltivazione anidra, una speranza in un Pianeta sempre più secco, che non necessitano di irrigazione, oltre che di fitofarmaci, e concentrano il sapore fino a sentori di peperone maturo.

“Lavorare con la diversità è essenziale anche per abituarsi alla diversità in altri ambiti dell’esistenza” è il motto di Nossiter, che ha salvato numerose denominazioni quasi estinte, raccolte in una banca dei semi, che spedisce gratuitamente a chiunque si impegni a tramandare questo messaggio di consapevolezza e di cultura vegetale e voglia adottare una varietà di pomodoro per far parte di questa comunità di custodi del gusto.

Da La Stampa del