Pranzo fuori casa - Lettere a Federico Francesco Ferrero
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Pranzo fuori casa

Buongiorno Dottore, avrei bisogno di indicazioni per il pranzo fuori casa. Durante questo periodo in cui sto cercando di mangiare meglio, cerco di evitarlo ma oggi sono a Milano per il Salone del Mobile e non ho alternative. Cosa posso mangiare?

Cordialmente,

Clara B.


La triste realtà dell’Italia, sognata dagli stranieri come il paese in cui a pranzo si imbandisce una tavola nell’aia con le tagliatelle fresche, le verdure dell’orto e il suono di una chitarra, è purtroppo una favola surreale. La maggior parte dei milioni di italiani che ancora lavorano, alla pausa pranzo trangugia un tramezzino in piedi o si accomoda al tavolino striminzito di un bar per godersi un’insalata ghiacciata, annaffiata da pessimo aceto balsamico o un primo scotto, riscaldato al microonde e condito con olio scadente e parmigiano al sapore di plastica. E come accompagnamento a un pasto che annovera spesso parecchi grassi, non mancano mai i carboidrati velocemente disponibili, forniti da pane prodotto con farine industriali raffinate, avidamente sbocconcellato dal cestino. Il pranzo dovrebbe invece comprendere una piccola porzione di carboidrati complessi e di lenta assimilazione, uniti a fibre e legumi: un po’ di riso integrale o di pasta prodotta con farina semi-integrale di grani antichi, con verdure dell’orto e lenticchie, ad esempio. Ma questo piatto è irreperibile perfino in un grande ristorante. Meglio allora concedersi un’insalata condita con limone, sale e semi, a cui aggiungere verdure bollite, ceci, se disponibili e, ogni tanto, un uovo sodo. Spesso comunque la scelta più saggia, è portarsi una fetta di pane di segale con uno o due frutti, e fare una passeggiata all’aria aperta, per staccare, almeno per mezzora, gli occhi da computer e smartphone. La regolazione della glicemia ne guadagnerà insieme alla linea e all’umore.