Non mi riusciva mai di mangiarli maturi. I lamponi. Appena qualche sfumatura rosacea iniziava a sporcare il verde dei piccoli frutti, la mano ingorda arrivava a staccare il piccolo ditale che spariva, aspro, in gola. I lamponi li abbiamo sempre mangiati di fretta e di nascosto, come se fosse una colpa. Forse l’unica colpa era quella di non aver pazienza di aspettare che fossero rossi, quasi viola, intrasportabili. Anzi, nella paura di essere scoperti durante la razzia, capitava di infilarsi in bocca un frutto toccato da una cimice, o una cimice stessa, e il sapore, disgustoso e caratteristico, aveva bisogno di un’altra decina di assaggi per essere dimenticato. Quando scoprivamo un paio di bacche rosse che erano riuscite a nascondersi per maturare sotto a una foglia, esplodeva in bocca un profumo di petali di rosa e di vino passito.
I lamponi andrebbero mangiati tiepidi di sole e assolutamente senza zucchero ma a volte mi piace condirli con un cucchiaino d’aceto di vino rosso in cui ho fatto stemperare una punta di miele di timo. Così sono un ottimo dessert ma si possono frullare e passare al setaccio e unire alla salsa il sale e un cucchiaio d’olio extravergine d’oliva per trasformarli nel condimento di una fresca insalata estiva di zucchine bollite, cavolfiori scottati, piselli crudi, sedano, rapanelli, nasturzi e piccole foglie d’insalata. Sempre che durante la preparazione, vincendo la scusa di saggiarne la maturazione, riusciate a resistere alla tentazione di mangiarli tutti, uno dopo l’altro, di nascosto anche da voi stessi, e per le verdure rimanga solamente un’invernale vinaigrette.
Da La Stampa del