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OSTI IN ORTO

Controcorrente, alle 7:00 del mattino, con Cesare Benelli, patron del ristorante Al Covo e animatore della ventina di colleghi dell’associazione Osti in Orto, fendiamo con la barca, le onde alte sollevate dai lancioni che, a tutta velocità, vomitano sulle rive della città più bella del mondo orde di turisti frenetici. Due ore dopo torneranno ai traghetti avendo arraffato una manciata di scatti, un trancio di pizza decongelata e un maleodorante kebab.

Con ritmo opposto, a piedi, raggiungiamo i campi presi in affitto dagli Osti a Sant’Erasmo e affidati a due ragazzi che coltivano, nel rispetto dell’ambiente, tra canali abitati di granchi e di vongole e circondati di salicornia e di spinaci selvatici, cuori di insalata veneziana, zucchini fioriti grandi come un mignolo, piccole rape rosse prelibate dal tubero alla foglia, basilico in seme, menta in fiore e pomodorini tondi e dolci come solo in questa terra salmastra riescono a crescere.

Sono le 12.00 quando torniamo in cucina e riceviamo, come gli altri locali di questo “patto per il sapore e per la lentezza”, la cassetta di verdure che diventeranno piatti. È un progetto faticoso e ambizioso quello di spingere Venezia a ripartire, in maniera più sostenibile, dalle isole della Laguna, da un turismo attento e da un cibo vero. Ma sta già dando i suoi frutti e i suoi sapori, ispirando altre città d’arte a fare lo stesso. E questa storia è solo all’inizio.

Da La Stampa del