/

RINCARI DEL CIBO, SFIDA PER IL NUOVO GOVERNO

Dal 20 al 75%. Tanto è cresciuto in due anni il costo di prodotti e servizi dell’enogastronomia. E le recenti abnormi bollette energetiche hanno prodotto un ulteriore incremento.

Le cause vanno però ricercate anche nel cambiamento climatico, nelle storture di un’economia globale, in un mondo sempre più frammentato, e nel fallimento ecologico e finanziario di un modello di produzione e consumo del cibo basato sul concetto di crescita infinita.
Ormai la frutta e la verdura restano sugli scaffali, il pesce è un lusso per pochi, fuori casa è difficile stappare una bottiglia a meno di 40 Euro, un pasto per quattro persone in un ristorante medio si avvicina a un decimo del reddito famigliare.
La panetteria del quartiere ha ritoccato i cartellini del prezzo in maniera impressionante e il tratto di pennarello, che ha modificato il menu della trattoria sotto casa da 12 a 15 Euro, ha decretato con noncuranza un rincaro del 25%.

Eppure mangiare pare l’unico divertimento di questa società in decadenza e molti negozi e ristoranti sono ancora pieni. Si tratta di quelli dedicati a una clientela abbiente, che non teme i rincari, oppure di quelli dove attorno ai 20 Euro si può accompagnare con una bevanda una porzione di cibo veloce. Vanno forti superalcolici, fritture e pane, latitano prodotti biologici, verdure e cibi freschi cotti al momento.

Questa situazione drammatica non è più sostenibile in termini di economia, di salute e di sapore e il nuovo governo dovrà affrontarla radicalmente e in maniera strutturale. Diversamente tutti i piaceri di cui dibattiamo settimanalmente su queste colonne saranno presto riservati a pochissimi: sarebbe profondamente triste, ingiusto e disastroso per l’intero comparto.

Da La Stampa del