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SALVIAMO PALERMO!

A Palermo il degrado ha superato la decadenza.
Chiunque vorrà smentirmi è in malafede: la frequento da oltre venticinque anni e ora vi ho trascorso una settimana, scattando centinaia di fotografie e intervistando decine di esperti di arte e di gastronomia.

Non esiste un angolo del centro storico che non sia letteralmente sommerso dai rifiuti, non ci sono più una sola trattoria tradizionale, un caffè elegante, un negozio di fascino. Molte chiese, monasteri e palazzi stanno letteralmente cadendo a pezzi. E, soprattutto, i mercati tradizionali sono stati trasformati nella brutta copia di sé stessi da un circo di strilloni che vendono cibo di strada improvvisato, a uso e consumo di orde di turisti distratti.
Nella maggior parte dei ristoranti il servizio è approssimativo, gli ingredienti dozzinali e il menu costruito attorno ai due recenti simulacri della cucina palermitana: il fritto e il cannolo.

Ancora resistono palazzi che nascondono bellezze avite, sparuti banchi di pesce freschissimo, monumenti religiosi perfettamente mantenuti e alcuni, rari, ristoranti di grande qualità ma la decadenza dell’aristocrazia civile e religiosa, e il disinteresse della nuova aristocrazia politica, asserragliata nei privilegi, hanno consegnato la maggioranza della città al regresso, trasformandola in un enorme fast food a cielo aperto, pieno di gazebo di plastica trasparente e adescatori di clienti, mentre la grande cucina di palazzi e famiglie è completamente negletta.

La distruzione, come nel 1943, è arrivata dal cielo, con i voli low-cost, attorno a cui è sorta un’economia gastronomica e turistica d’accatto.
È un grido d’amore il mio: salviamo questa città di bellezze e bontà uniche dalle sirene del pittoresco, che sta cancellando il sapore di tutte le nostre città d’arte.

Da La Stampa del