La mano si appoggia sulla tovaglia e incontra una resistenza vincibile, una superficie morbida ma non soffice, che ottunde il cozzare delle posate e accoglie con grazia il bicchiere, che scorre sul tavolo senza stridere. Pranzare su un tavolo preparato con il mollettone è tutta un’altra musica.
Quando il ristorante rappresentava l’occasione per un pasto lontano dalle abitudini del quotidiano, l’attenzione all’apparecchiatura era molto più elevata. Oggi che la società del consumo ha spogliato di forma qualsiasi rito, religioso o civile, si va al ristorante per consuetudine e non si apprezza un’apparecchiatura superiore a quella domestica. Anzi, come per il voto politico, per non sentirsi inadeguati, non si sceglie con ambizione ma si preferiscono candidati o ambienti modesti, in cui riconoscersi e sentirsi a proprio agio. E allora, in nome di una maggiore informalità, che invece è solo smarrimento dell’educazione, i tovaglioli di stoffa sono sempre più rari, le posate non sono lucidate, i bicchieri sono macchiati, le stoviglie di design, che hanno sostituito, a uso dello scatto fotografico, la grazia di quelle di porcellana fine, sono spesso sbeccate e, soprattutto, sono scomparse le tovaglie e i mollettoni.
Nessuno vuole nascondere i tavoli di prestigio: possono svelarsi al momento del dessert; appoggiare però un piatto sul tavolo nudo restituisce una sensazione tutt’altro che piacevole e festosa.
Anche a casa, per sottolineare una ricorrenza, comprate in ferramenta qualche metro di mollettone, adagiatelo sul piano del tavolo a contatto con la parte gommata, che gli impedirà di scivolare, tagliatelo di misura e stendetevi sopra una tovaglia pulita. Vedrete che al ristorante tornerete a pretenderlo.
Da La Stampa del